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File:Gianni Lannes.jpg

Gianni Lannes nel 2009

Gianni Lannes, giornalista italiano (...[1]), è una [[{{{Attività}}}|{{{Attività}}}]] [[{{{Nazionalità}}}|{{{Nazionalità}}}]].

Gianni Lannes è un giornalista e fotografo italiano, che dal 2006 denuncia lo scandalo e il disastro ambientale provocato dalle cosidette navi dei veleni. In seguito a queste denunce, ha subito l'ostracismo della stampa italiana, cominciando dal boicottaggio fatto dai giornali dove scriveva, di centro-destra, come il Corriere della Sera, e La Stampa, ma anche la Repubblica (che pretende di essere di sinistra). Lavorando sia in Italia che all'estero, si è occupato di controinformazione con inchieste riguardanti traffico d'armi, di esseri umani, di rifiuti tossici e scorie radioattive, di ecomafie[2] }} Attualmente collabora con la RAI Radiotelevisione italiana. Ha lavorato nei settimanali Avvenimenti, L'Espresso, Panorama, Famiglia Cristiana, Io Donna, D La Repubblica delle donne, Il Venerdì di Repubblica, Diario. Ha scritto inoltre per i mensili Airone, La Nuova Ecologia, Medicina Democratica.

Attentati subiti da Gianni Lannes

In seguito all'apertura del suo giornale on line e alle sue scupolose indagini, in cui spesso vengono ad essere coinvolte delinquenza organizzata e politica, il giornalista (e anche persone che fanno parte dell'organico della redazione) subisce minacce e una serie di attentati da parte della mafia,[2] ma secondo lo stesso Lannes pare che vi siano implicati anche "servizi segreti non deviati"[3]Sull'edizione de Il Fatto Quotidiano del 28 novembre 2009 si legge

« Gianni Lannes è un giornalista che fa nomi e cognomi. A giugno ha aperto un giornale online di informazione, con sede a Orta Nova, in provincia di Foggia. [Ha subito] minacce e tre attentati: il 29 giugno, a due settimane dall'apertura, la prima lettera di minacce. Poi, a inizio luglio, un'esplosione fa saltare in aria la sua automobile. Il 23 luglio vengono manomessi i freni della sua nuova auto [rischiando la vita] [...] I primi di novembre, ancora, un attentato incendiario gli distrugge l'ennesima automobile [...]  »

Dopo varie insistenze eluse per avere una scorta, "almeno per la sua famiglia", il giornalista a cominciare dalle ore 15 del 22 dicembre del 2009 ottiene l'assegnamento di una scorta della Polizia di Stato. [2][4] Per poter continuare a lavorare Lannes si vide così costretto, dopo il congelamento, a fondare un suo giornale online, Italia Terra Nostra[5].


Le inchieste

Gianni Lannes ha portato avanti numerose inchieste, ben documentate, tra le quali quelle ...

Sulle navi dei veleni

Consultando il Registro Italiano NAvale (R.I.NA.), chiunque può rendersi conto che molte navi, battenti bandiera italiana, sono scomparse senza lasciare traccia, spesso affondate in zone dove si sono svolte battaglie navali della seconda guerra mondiale, per creare confusione. Tra le varie navi scomparse, possiamo citare la Jolly Rosso] che si è arenata su di una spiaggia della Calabria, in provincia di Cosenza. Dal 1972 in poi, nelle acque del Mar Adriatico, tra il Gargano e le Isole Tremiti, sono state affondate una incredibile quantità di navi insieme a "ordigni proibiti" a base di uranio impoverito, iprite, fosforo, fosgene, .(Manattia Japas-Greco, Armant, Silversky, Elen, Mirsti, Despinat, Mehmet Guveli, Rolleremme, Gulf Eagle, Isola Celeste, Irene, Ketty, Selin, Deval, Storm, Silni, Panayota ( Nounak, Vosso), Esram, Prosperità, Nedal, Raduzhny, Osogovo, Limmat 1, Omskiy 143, Vasiliy Shuskhin, Edev V (Et Suyo Maru...)

La conclusione a cui è pervenuto il giornalista è che tra lo Ionio, il Tirreno e l'Adriatico, e in tutto il Mediterraneo, a cominciare dagli inizi degli anni '70, risultano essere state affondate centinaia di navi cariche di rifiuti tossici e radioattivi.[6] Sul giornale online, Italia Terra Nostra, Gianni Lannes spiega ...[7]

« Come si fa a smaltire un carico di rifiuti tossici e magari radioattivi?

Elementare Watson: basta stivarlo su una nave in pessime condizioni e poi venderlo a qualche signore della guerra che in cambio chiede solo una buona partita di armi. Oppure comprare una carretta e affondarla insieme ai veleni. Dunque, si acquista un mercantile, si imbottisce di rifiuti pericolosi dichiarando un carico di materiale innocuo e, infine, si inabissa il natante o almeno si tenta; male che vada il relitto viene abbandonato alla deriva. Soltanto negli ultimi 25 anni sono state affondate misteriosamente circa una sessantina di navi nei mari a ridosso della penisola italiana (in particolare Tirreno, Jonio e Adriatico); ma la stima è errata per difetto, anche se soltanto i Lloyd's di Londra ne certificano 40. Si tratta di imbarcazioni in condizioni disastrose da far sparire sia per truffare le compagnie assicurative sia per smaltire illecitamente sostanze pericolose. Parecchie di queste navi sono state utilizzate prima dell'inabissamento, sia per portare rifiuti verso paesi del Terzo mondo sia per il traffico di armi. La concomitanza fra lo smaltimento illecito di rifiuti e il traffico di armi appare ormai come un dato fondante e svela lo scenario di un doppio coinvolgimento della mafia, ma soprattutto di governi, multinazionali e faccendieri in particolare dei nostri servizi segreti (ex Sismi e Sisde) [...] »

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Sugli inceneritori

Lannes documenta nel 2009 che in Puglia, Calabria e Sicilia, Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, faceva realizzare dalle sue imprese alcuni[8] inceneritori[9], sovvenzionati con denaro pubblico.[4]È da considerare che Gianni Lannes, insieme al suo gruppo di collaboratori, cerca in tutti i modi di sensibilizzare i cittadini e gli enti pubblici riguardo al problema dello smaltimento, facendo campagne di controinformazione, sostenendo l'idea di inutilità e dannosità degli inceneritori, l'alto costo (per la realizzazione, mantenimento e manutenzione) e la loro "infima qualità".[10]

« [...] Occorre ricordare come, dopo che per mesi mass media e frotte di politici ignoranti avevano proposto, in modo martellante, la «termovalorizzazione» mediante incenerimento, non solo come soluzione al “problema rifiuti”, ma anche come alternativa alle discariche (dato, quest’ ultimo fantasioso, in quanto se anche la «termovalorizzazione» fosse integrale per tutti i rifiuti, non li eliminerebbe fisicamente, ma si limiterebbe a ridurli a circa il 30% della massa iniziale, oltre a produrrne, a sua volta e in quota non irrilevante, un ulteriore 3-5% e di una tipologia estremamente pericolosa, e tutti questi rifiuti hanno a loro volta bisogno di discariche), si è dovuto finalmente ammettere che è solo con l’utilizzo delle discariche che si può risolvere l’emergenza. »

===Sullo spiaggiamento dei cetacei lungo le coste del Gargano=== Il 9 dicembre 2009 diversi cetacei morirono rimanendo insabbiati nei pressi dell'istmo di Varano. Lannes ne spiega la morte, nell'ambito di esercitazioni militari, dicendo che... [11]

« Il nemico numero uno di questo tesoro biologico è l'inquinamento... L'affondo acustico dei sonar militari spaventa i cetacei e li spinge ad una risalita troppo rapida, in cui trovano frequentemente la morte. I cetacei sono estremamente dipendenti dall'udito per la loro sopravvivenza [...] La marina militare degli Stati Uniti d'America attualmente sta sperimentando dei cannoni pneumatici che sparano sugli abissi onde sonore fino a 270 decibel con intervalli di 20 secondi. La tolleranza acustica massima dei capodogli è di 150 decibel [...] »

Italia Terra Nostra, dopo avere interpellato inutilmente il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, riguardo a una qualche possibile esercitazione militare in corso nella zona, decide di andare in fondo all'indagine scoprendo che la Capitaneria di porto di Termoli, senza preventivamente informare i pescatori e gli abitanti del Gargano... [11]

« con l'ordinanza numero 46/09, firmata il 20 novembre 2009 dal capitano di fregata Raffaele Esposito, ha interdetto dal primo al 31 dicembre di quest'anno, un'area marina vicina alla zona di spiaggiamento, per consentire la realizzazione di un'esercitazione dell'Aeronautica militare italiana »

Dopo l'arrivo dei vivisezionatori (i "macellai universitari"), Gianni Lannes, irride alla versione ufficiale propagandata da certo Giuseppe Nascetti [12], pro rettore dell'università della Tuscia, laureato in scienze biologiche, il quale dichiara che i "quattro capodogli sono deceduti per aver ingerito buste di plastica". [11]

Sul traffico di esseri umani

Sul traffico d'armi

Sull'affondamento del peschereccio "Francesco Padre"

Il 4 novembre del 1994 nelle acque del Mediterraneo orientale affondò il motopeschereccio "Francesco Padre" con tutto il suo equipaggio: cinque uomini [13] e una cane lupo. La versione ufficiale riporta che l'imbarcazione al momento dell'accaduto stava trasportando armi ed esplosivi che ne causarono l'esplosione e l'affondamento. Gianni Lannes, non convinto affatto di questa spiegazione, iniziò un'inchiesta scoprendo che in quelle acque si stavano invece svolgendo delle esercitazioni militari NATO. Il procedimento giudiziario venne a concludersi il 17 dicembre 1997 con un "atto d'archiviazione" a dire di Lannes "contraddittorio e illogico". Sulla documentazione inerente, vigendo il segreto di Stato, non venne permessa la consultazione, né da parte di giornalisti, né dai familiari. La magistratura competente infine ordinò la distruzione di tutti i reperti del motopeschereccio senza informare gli interessati e la parte lesa. [14] Secondo Lannes quella del "Francesco Padre" è una "tragedia insabbiata", come tante altre che costellano la storia del nostro Paese.

« La tragedia insabbiata del Francesco Padre è un paradigma, uno dei tanti, nei quali ci s'imbatte sfogliando la cronaca, anzi la storia ormai, dell'Italia più recente. [15] »

Bibliografia

Navi dei veleni

       Gianni Lannes, Nato:colpito e affondato. La tragedia insabbiata del Francesco Padre, edizioni La Meridiana, 2009.   ISBN 978-88-6153-108-6

Note

  1. 2,0 2,1 2,2 Angelo Garavaglia Fragetta. Scorta di Polizia al giornalista Gianni Lannes. URL consultato il 14-02-2010.
  2. Il canale satellitare YOUDEM TV intervista Gianni Lannes sul tema: LE NAVI DEI VELENI - parte1. URL consultato il 14-02-2010.
  3. 4,0 4,1 Intervento Gianni Lannes - Chi ha paura della Rete?. URL consultato il 14-02-2010.
  4. www.italiaterranostra.it/
  5. Navi perdute: Noi sappiamo e abbiamo le prove!. URL consultato il 14-02-2010.
  6. Navi di veleni: ecomafie di Stati e multinazionali del crimine. URL consultato il 14-02-2010.
  7. Il medico oncologo Michelangiolo Bolognini su Italia Terra Nostra scrive che la Marcegaglia "... ha due impianti di incenerimento per “combustibile da rifiuti”(CDR) in fase di realizzazione (Manfredonia, Modugno) e uno già attivo a Massafra (Taranto), si è poi aggiudicata “l’affidamento del pubblico servizio di gestione del sistema impiantistico di recupero energetico a servizio dei bacini di utenza Lecce 1, 2 e 3” e gestisce anche la “Filiera Rifiuti Speciali Oikothen” di Augusta, con autorizzazione peraltro sospesa da Regione Siciliana e Comune di Augusta, ed in altra “colonia” meridionale, a Cutro, in Calabria, ha già in attività una Centrale elettrica “a biomasse”". (Marcegaglia Emma: termovalorizzatori da noi. URL consultato il 15-02-2010.).
  8. Sul Sito Italia Terra Nostra riguardo alla differenza di significato tra termovalorizzatore e inceneritore si legge: "In realtà il termine termovalorizzatore, di uso comune solo in Italia, è fuorviante. Infatti, secondo le più moderne teorie sulla corretta gestione dei rifiuti gli unici modi per “valorizzare” un rifiuto sono prima di tutto il riuso e poi il riciclo, mentre l’incenerimento, anche se con recupero energetico, costituisce un semplice smaltimento. Si fa notare che il termine non viene inoltre mai utilizzato nelle normative europea e italiana di riferimento, nelle quali si parla solo di “inceneritori”" (Marcegaglia: l’inceneritore più pericoloso in Capitanata. URL consultato il 15-02-2010.).
  9. (Marcegaglia Emma: termovalorizzata da noi. URL consultato il 15-02-2010.).
  10. 11,0 11,1 11,2 Chi ha ucciso le "balene" nel mare Adriatico. URL consultato il 14-02-2010.
  11. Già tecnico collaboratore dell'Enea alla Casaccia, uno dei più grandi depositi di rifiuti nucleari.
  12. Giovanni Pansini (45 anni), Luigi Giglio (56 anni), Saverio Gadaleta (42 anni), Francesco Zaza (31 anni), Mario De Nicolo (28 anni)
  13. Gianni Lannes, NATO. colpito e affondato, op. cit. pag. 13
  14. Gianni Lannes, NATO. colpito e affondato, op. cit. pag. 9

Voci correlate

Collegamenti esterni

Sito di Gianni Lannes

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YouTube su Gianni Lannes

Web sites che parlano di Gianni Lannes

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